Thursday, May 2, 2024

Un articolo per Robinson, 19 Agosto 2023

Riporto qui un articolo che mi è stato chiesto per l'inserto Robinson di La Repubblica, del 19 Agosto 2023. L'articolo qui sotto è nella forma originale, non edita. 


Le Piccole Cose sono un Tesoro


'Ode a una cipolla' di Alexandria Giardino è un inno alla bellezza di ciò a cui di solito non diamo valore. Eppure la scoperta dei dettagli può regalarci nuova consapevolezza di noi stessi. Come ci spiega l'illustratrice del libro.


Da quando ci svegliamo a quando andiamo a dormire, la giornata è fatta di piccole cose, non tutte piacevoli. il caffè che brucia perché lo hai dimenticato, un vetro appannato, uno spicchio di luce che illumina un braccio, un libro lasciato a testa in giù sotto a un divano, un limone un po’ ammuffito, lo sguardo della signora che aspetta l’autobus sola. Un’ infinita’ di momenti, che con lo sguardo giusto può sembrare qualcosa di molto grande, una composizione perfetta, l’inizio di una storia, o una poesia, o un quadro. Non so se, quando siamo bambini, siamo più vicini a questo stato di grazia per cui le piccole cose ci sembrano belle o importanti, o se è una qualità bambinesca in alcuni adulti di saperle osservare. In ogni caso credo che ogni persona ha in se l’abilità di vedere o addirittura commuoversi per le piccole cose. Ma spesso è proprio l’arte che ci aiuta ad aprire gli occhi. Spesso siamo assorti nelle cose grandi, i problemi della vita che consumano, che annebbiano la vista. Poi però qualcuno te le fa notare, e per un momento ti distoglie da quella nube grigia. Una coccinella sulla mano, una nuvola con la forma di un piede, le stelle. Quel qualcuno può essere un bambino, o un amico che ti dice ‘guarda’, o un artista che non c’è più, ma che ha scritto qualcosa, un elogio a un oggetto semplice, e tu quell’oggetto di tutti i giorni è come se non lo avessi mai visto prima. 


Ricordo di avere avuto una sensibilità quasi eccessiva già da bambina. Mi commovevo facilmente se, per esempio, a una lucertola veniva tagliata la coda. Mi soffermavo a lungo a osservare insetti indaffarati, la luce arcobaleno riflessa dai cristalli della lampada a soffitto a casa di mia nonna, i pasticcini in fila. Mi perdevo nei dettagli dei libri di Richard Scarry e ascoltavo le favole a ripetizione con il mio mangianastri blu. Amavo cercare pinoli incastrati nelle pigne che cadevano nei parchi a Roma, come piccoli tesori da schiacciare coi sassi e mangiare.  Cose che molti bambini fanno, perché hanno il tempo e il bisogno di dedicarsi a questo. Il gioco dei bambini è fatto principalmente di questo: percepire le piccole cose come elementi magici o con potenziale che ci porta oltre la realtà quotidiana. 


Mi piace osservare come i bambini interagiscono con il mondo, con gli oggetti, con il tempo. È difficile per noi adulti rapportarci alla realtà allo stesso modo. Tornare ad emozionarci perché abbiamo trovato un sasso perfetto tra tanti sassi, i tesori nascosti nella spazzatura portata dal mare in un angolo di spiaggia (ricordo la collezione di pezzi di rete da pescatori di mia figlia, messa in ordine di colore su un muretto). Accumulare piccoli tesori, rimanere a bocca aperta davanti a un doppio arcobaleno ma anche davanti alla carcassa di un animale trovato morto, con i vermetti dentro. La meraviglia e il disgusto. Ci sono adulti che riescono a farlo, ma sono pochi. Spesso sono i bambini che ci invitano ad osservare, ci tirano la mano, dicono guarda, ascolta. Personalmente, forse per il lavoro che faccio, mi trovo spesso in questo stato di osservazione, ma lo sono più facilmente quando non sono ostacolata da pensieri ansiosi.


Molte persone sembrano non vedere oltre i loro impegni quotidiani, sono assorti e sembrano sempre preoccupati, dicono aspetta non ho tempo. Spesso quelle persone siamo noi. Come facciamo a ritrovare quello stato di grazia che avevamo da bambini? Per me due cose ci vengono in aiuto: l’arte e il tempo vuoto. L’arte (in tutte le sue forme: letteratura, musica, arti visive, teatro, cinema) è qualcosa di magico che allo stesso tempo ci toglie da noi stessi e ci riporta a noi stessi. Mi ricordo quando lessi la prima volta le Odi elementari di Neruda, ero un’ adolescente. Ricordo l’elogio al limone, alla sedia, al carciofo, alla cipolla. Ero commossa e divertita dal fatto che qualcuno vedesse le cose così, e cambiasse per sempre il modo in cui vedevo un limone (giallo calice di miracoli, minuscolo fuoco di un pianeta!). Si potrebbero scrivere volumi su questo tema ma mi soffermo solo su questo piccolo esempio. L’arte ci apre alla meraviglia, predispone il nostro animo a vedere il bello anche dove non pensavamo, in quello che magari prima sembrava brutto. Un frutto marcio dipinto in un certo modo sembra qualcosa di nuovo, di inaspettato.


Il secondo elemento, Il tempo vuoto, inteso come tempo libero da attività che consideriamo necessarie, e da distrazioni e impegni che ci tolgono da noi stessi: il lavoro, il cellulare, la tv. Cosa notiamo se restiamo semplicemente a osservare mentre siamo in fila alle poste o aspettando un autobus? Quand’e’ l’ultima volta che abbiamo veramente osservato qualcosa senza giudicarla? Bastano cinque minuti. Ovviamente la cosa ci riesce meglio negli spazi aperti, nella natura che ci chiama e che riconosciamo quando la rincontriamo, di cui abbiamo bisogno, e da cui siamo così lontani se viviamo in città. Spesso riscopriamo la capacità di vedere e sentire quando siamo nella natura. Nel bosco diciamo guarda quel ciclamino, guarda quella roccia che bella (mi viene in mente la storia di Rodari, il filobus 75, dove un bus pieno di impiegati dirotta tutto solo e li porta nel bosco). 


Ma anche in città è importante fermarsi a guardare. A volte, camminando tra i palazzi e il traffico con mia figlia che mi tiene per mano, penso che vorrei portarla via di lì, nel bosco. Allora penso a una frase che una cara amica mi diceva sempre quando vivevo in Australia: look up, guarda in su. E allora lo dico a mia figlia e insieme guardiamo in alto. E li tra i palazzi c’è sempre un cielo grande e luminoso. A volte vedere il cielo, e le tante ‘piccole cose’ che ci circondano, ha qualcosa di sorprendente. Come un tesoro nascosto che avevi sempre davanti agli occhi.